19 marzo 2011

La Corte dei Diritti dell'Uomo asservita al Bunga Bunga

Voglio raccontarvi una cosa che mi è capitata esattamente un anno fa.
In uno dei più rinomati ospedali ostetrici e pediatrici di Milano, mentre ero in sala parto e stava per nascere mio figlio, ho individuato, sulla parete accanto a me, un crocifisso. Io sono italiana ma non sono cattolica. D'istinto stavo per chiedere di toglierlo perché quell'immagine disturbava l'intensità di ciò che mi stava accadendo in un momento così speciale per la vita di ogni donna, di qualunque fede religiosa. Avrei voluto davvero discutere, litigare se necessario, far valere i miei diritti di donna libera e di cittadina di uno stato (sulla carta) laico. Invece quel simbolo mi è stato imposto e, data la particolarità della situazione, ho deciso di evitare polemiche. E così è nato mio figlio e in tutte le foto ricordo scattate quel giorno, insieme a me, al mio compagno e a quella piccola creatura indifesa compare qualcosa che non mi appartiene e che, anzi, mi crea disagio.
Vi ho  raccontato questa storia perché è notizia di ieri l'assurda sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha sancito che esporre il crocifisso nei luoghi pubblici in Italia, non viola i diritti di nessun uomo, né limita la libertà religiosa dei non cattolici.
E' triste constatare che chi dovrebbe difenderci, indipendentemente dalla nostra fede religiosa, dalla nostra etnia o tendenza sessuale, chi dovrebbe essere super partes, si schiera palesemente con un modo di pensare dilagante in questo momento storico nel nostro Paese, un approccio prepotente che si arroga il diritto di decidere al posto nostro quale sia la nostra identità, quello in cui dovremmo riconoscerci, ciò che dovrebbe essere giusto credere o non credere.
E così a 150 anni dall'unità d'Italia, il Vaticano vince la sue ennesima battaglia, conquistandosi il diritto di esporre liberamente nel nostro Paese un simbolo che altro non è che un'immagine religiosa di chiaro stampo cattolico.
Più volte mi sono sentita dire: ma che fastidio ti da? Sei italiana, no? Fa parte della nostra identità...
Cercherò di spiegarvelo una volta per tutte. Per me il crocifisso è un'immagine di morte. Per me su quelle croci hanno ucciso tanti uomini, colpevoli o innocenti che fossero. Per me quel simbolo sancisce e giustifica la pena di morte, mi ricorda il dolore di persone uccise in modo così atroce. E' come esporre una ghigliottina, una donna che sta per essere lapidata, un patibolo con tanto di cappio o un plotone pronto a sparare. Al di là della fede religiosa e dell'essere cristiani, Gesù è un personaggio che appartiene alla nostra storia e che ha impiegato tutta la sua breve esistenza a diffondere un messaggio d'amore e di pace. Io trovo quantomeno bizzarro  che sia ricordato con un simbolo strettamente legato alla morte, sua e di altri uomini, al dolore e alla sofferenza di tutte quelle povere anime che lui così tanto amava.
Quello che io vorrei sapere è se è giusto, secondo la Grande Camera, che chi non si identifica nella chiesa cattolica, sia costretto a vivere queste sensazioni dolorose e questi disagi. Vorrei sapere se non è questa una limitazione dei diritti di chi, in quel crocifisso, non riconosce proprio un bel niente, pur essendo italiana. Vorrei sapere, ancora, se sia giusto, in un paese che si dice civile, imporre a chi appartiene ad altre fedi religiose e a chi non è italiano un simbolo che non appartiene alla nostra identità nazionale ma serve solo a ricordarci in ogni momento che l'Italia non è affatto un Paese laico, ma solo un burattino mosso dai fili del Vaticano.

Forse bisognerebbe, ancora una volta, chiedere al signor Bunga Bunga, come ha fatto ad entrare nelle grazie dei signori di Strasburgo, che, a sorpresa, hanno capovolto una prima sentenza che sembrava dovesse essere oramai definitiva. Una vittoria che probabilmente farà dimenticare al signor Ratzinger le marachelle del suo amichetto Silvio. D'altra parte, poverino, con i minorenni ci vanno i sacerdoti, perché non potrebbe farlo lui? In fondo sono belle bambine, ehm ehm donne, che cosa c'è di male a desiderarle e pagarle per prestazioni sessuali? Se poi ci scappa l'aiuto ad ottenere una meravigliosa e inaspettata vittoria, gli perdoniamo proprio, ma proprio tutto.

2 commenti:

  1. Credo che il crocifisso andrebbe rimosso a prescindere da ciò che suscita nei non cattolici. Il fatto che tu possa trovarlo cruento non è il problema principale. Il concetto non cambierebbe anche se non fosse, per l'appunto, un crocifisso ma una margherita.
    Triste vedere come in 150 anni siamo passati dal prenderli a cannonate al farci comandare a bacchetta.

    RispondiElimina
  2. Hai ragione Salvo, al di là delle sensazioni che il crocefisso può provocare in me o in altri, il solo fatto che ci sia imposto è molto triste. La mia riflessione vuole essere una risposta alla solita domanda che noi contrari ci sentiamo fare continuamente: "Ma scusa che fastidio ti da?"...
    Oltre alla questione morale e di principio (giustissima e senza dubbio più importante) desideravo dare una visione diversa e dimostrare che chi non lo approva come simbolo può provare in sua presenza anche un serio disagio fisico ed emotivo.

    RispondiElimina