29 marzo 2011

Il meglio per mia figlia

Può una mamma incassare somme fino a ventimila euro per le prestazioni sessuali di sua figlia minorenne ai festini di Mr Bunga Bunga ad Arcore?
Purtroppo la risposta è sì. E' accaduto a Casoria, la signora Anna Palumbo, mamma della più nota Noemi Letizia, la ragazza, per intenderci, che ha regalato al nostro presidente del consiglio il simpatico nomignolo di papi e che ha avuto l'onore della sua presenza alla sua festa di diciotto anni. Una costante frequentatrice del Premier e delle sue rinomate feste, ovviamente quando era minorenne.
La signora Palumbo era di certo consapevole del perché di quei generosi regali, eppure li ha accettati. E magari è tuttora convinta di aver agito per il bene di sua figlia.
Mi chiedo come in Italia possa cambiare la mentalità della "mignottocrazia" e come si possa tornare ai vecchi e così attuali valori del merito, della cultura e dell'impegno se una mamma arriva a vendere la sua bambina al miglior offerente, se il fatto che una figlia minorenne si prostituisca (perché la parola escort altro non è che una versione chic della vecchia puttana, scusatemi la volgarità ma rende l'idea), non sconvolga più nessun genitore, ma anzi li renda orgogliosi perché il pappone di turno è un uomo ricco e potente. Un uomo capace di cambiare la vita di intere famiglie, grazie a regali, soldi, "meritatissimi" ruoli pubblici nelle Istituzioni italiane; un uomo che dovrebbe essere d'esempio e dovrebbe incentivare la formazione dei giovani talenti di questa nazione ormai allo sbando, dovrebbe battersi per la meritocrazia, quella vera, dovrebbe limitare la fuga vergognosa dei cervelli dall'Italia, dovrebbe dare a tutti la possibilità di esprimersi e di costruirsi una vita dignitosa. E invece trascorre le sue serate con amici e minorenni e premia tutte le partecipanti, nei modi più svariati, fino al paradosso di farne delle ministre, vantandosene anche.
Su Camminando Scalzi potete leggere il mio nuovo articolo. Parlo di questo, delle giovani escort, delle loro mamme e di mr Bunga Bunga. Buona lettura!

19 marzo 2011

La Corte dei Diritti dell'Uomo asservita al Bunga Bunga

Voglio raccontarvi una cosa che mi è capitata esattamente un anno fa.
In uno dei più rinomati ospedali ostetrici e pediatrici di Milano, mentre ero in sala parto e stava per nascere mio figlio, ho individuato, sulla parete accanto a me, un crocifisso. Io sono italiana ma non sono cattolica. D'istinto stavo per chiedere di toglierlo perché quell'immagine disturbava l'intensità di ciò che mi stava accadendo in un momento così speciale per la vita di ogni donna, di qualunque fede religiosa. Avrei voluto davvero discutere, litigare se necessario, far valere i miei diritti di donna libera e di cittadina di uno stato (sulla carta) laico. Invece quel simbolo mi è stato imposto e, data la particolarità della situazione, ho deciso di evitare polemiche. E così è nato mio figlio e in tutte le foto ricordo scattate quel giorno, insieme a me, al mio compagno e a quella piccola creatura indifesa compare qualcosa che non mi appartiene e che, anzi, mi crea disagio.
Vi ho  raccontato questa storia perché è notizia di ieri l'assurda sentenza della Corte Europea di Strasburgo che ha sancito che esporre il crocifisso nei luoghi pubblici in Italia, non viola i diritti di nessun uomo, né limita la libertà religiosa dei non cattolici.
E' triste constatare che chi dovrebbe difenderci, indipendentemente dalla nostra fede religiosa, dalla nostra etnia o tendenza sessuale, chi dovrebbe essere super partes, si schiera palesemente con un modo di pensare dilagante in questo momento storico nel nostro Paese, un approccio prepotente che si arroga il diritto di decidere al posto nostro quale sia la nostra identità, quello in cui dovremmo riconoscerci, ciò che dovrebbe essere giusto credere o non credere.
E così a 150 anni dall'unità d'Italia, il Vaticano vince la sue ennesima battaglia, conquistandosi il diritto di esporre liberamente nel nostro Paese un simbolo che altro non è che un'immagine religiosa di chiaro stampo cattolico.
Più volte mi sono sentita dire: ma che fastidio ti da? Sei italiana, no? Fa parte della nostra identità...
Cercherò di spiegarvelo una volta per tutte. Per me il crocifisso è un'immagine di morte. Per me su quelle croci hanno ucciso tanti uomini, colpevoli o innocenti che fossero. Per me quel simbolo sancisce e giustifica la pena di morte, mi ricorda il dolore di persone uccise in modo così atroce. E' come esporre una ghigliottina, una donna che sta per essere lapidata, un patibolo con tanto di cappio o un plotone pronto a sparare. Al di là della fede religiosa e dell'essere cristiani, Gesù è un personaggio che appartiene alla nostra storia e che ha impiegato tutta la sua breve esistenza a diffondere un messaggio d'amore e di pace. Io trovo quantomeno bizzarro  che sia ricordato con un simbolo strettamente legato alla morte, sua e di altri uomini, al dolore e alla sofferenza di tutte quelle povere anime che lui così tanto amava.
Quello che io vorrei sapere è se è giusto, secondo la Grande Camera, che chi non si identifica nella chiesa cattolica, sia costretto a vivere queste sensazioni dolorose e questi disagi. Vorrei sapere se non è questa una limitazione dei diritti di chi, in quel crocifisso, non riconosce proprio un bel niente, pur essendo italiana. Vorrei sapere, ancora, se sia giusto, in un paese che si dice civile, imporre a chi appartiene ad altre fedi religiose e a chi non è italiano un simbolo che non appartiene alla nostra identità nazionale ma serve solo a ricordarci in ogni momento che l'Italia non è affatto un Paese laico, ma solo un burattino mosso dai fili del Vaticano.

Forse bisognerebbe, ancora una volta, chiedere al signor Bunga Bunga, come ha fatto ad entrare nelle grazie dei signori di Strasburgo, che, a sorpresa, hanno capovolto una prima sentenza che sembrava dovesse essere oramai definitiva. Una vittoria che probabilmente farà dimenticare al signor Ratzinger le marachelle del suo amichetto Silvio. D'altra parte, poverino, con i minorenni ci vanno i sacerdoti, perché non potrebbe farlo lui? In fondo sono belle bambine, ehm ehm donne, che cosa c'è di male a desiderarle e pagarle per prestazioni sessuali? Se poi ci scappa l'aiuto ad ottenere una meravigliosa e inaspettata vittoria, gli perdoniamo proprio, ma proprio tutto.

8 marzo 2011

L'8 marzo e l'opportunità di essere donna

Oggi è la festa della donna, per molti ma non per tutti. Per me no.
Non c'è niente da festeggiare, niente da sbandierare al mondo, niente da dimostrare.
In questo giorno io non accetto auguri, né mimose. Accetterei volentieri dei segnali chiari che le cose in Italia e nel mondo stiano cambiando, a proposito delle difficoltà incontrate da ogni donna. Ma questo non accade, e invece ovunque si parla di come verrà trascorso un giorno come gli altri, un giorno in cui si preferisce parlare di donne scatenate in discoteca o in pizzeria, dimenticando che cosa significa davvero essere donna.
Donne violentate, donne costrette a lasciare il lavoro per crescere i propri figli, donne picchiate, donne sfruttate. Donne che, loro malgrado, devono rinunciare ai propri sogni per le regole rigide di questa società basata su chiari meccanismi maschili. Trasformarsi in uomini sembra essere l'unica soluzione per una vita dignitosa... Ecco il triste compromesso: rimanere donne e vivere la femminilità come verrebbe naturale ad ognuna di noi, oppure rinunciare. Convincersi di non desiderare figli, di non voler mettere la minigonna, di non aver bisogno di esprimere la propria sensibilità. Trasformarsi in donne-uomini dalle 12 ore di lavoro al giorno sembra davvero essere l'unico modo per sopravvivere...
Tutto ciò non ha senso. Ed è triste consapevolizzare che chi è controcorrente rimane inevitabilmente vittima dei meccanismi che vi ho descritto... Se decide di diventare mamma perde il lavoro, se mette la minigonna viene violentata ed è anche considerata colpevole, se non lavora come un uomo per tutto il giorno, dimenticandosi dei figli che hanno bisogno di lei, viene declassata e spesso licenziata.
In occasione dell'8 marzo ho scritto un nuovo articolo per Camminando Scalzi, parla di violenza.  di pregiudizi, di luoghi comuni, di dolore. Parla di donne. Buona lettura!

2 marzo 2011

Basta basta basta

Proprio in questi giorni il vescovo della chiesa cattolica di Foligno, Arduino Bertoldo, ha dichiarato che le donne inducono in tentazione gli uomini facendoli cadere nel peccato e spingendoli alla violenza, e, dunque, fanno più vittime dei preti pedofili. 
Insomma la sensualità, il modo di esprimere la propria femminilità, una gonna corta o una maglietta scollata sarebbero secondo quest'uomo la prima causa di comportamenti violenti maschili nei confronti delle donne. 
Non ci sono parole per esprimere la bassezza di questa dichiarazione. E' una vergogna che esistano ancora persone capaci di svilire a tal punto la vera essenza femminile, e che queste persone facciano parte di un'organizzazione, la chiesa cattolica, che ancora si spaccia per "amorevole e cristiana". Che amore è? Che messaggio è? 
Vogliamo svegliarci da questo sonno profondo in cui siamo precipitati e renderci conto che persone come il signor Bertoldo sono lontani anni luce dall'amore, dalla consapevolezza, dalla solidarietà e da tutte quelle belle parole che pronunciano in continuazione durante i loro sermoni?
Certo parlano di amore, e un attimo dopo ci dicono come DEVE essere l'amore giusto, come se ci fossero regole per amare... Condannano la violenza, ma poi precisano che noi donne faremmo meglio ad uscire di casa coperte dalla testa ai piedi perché si sa, se provochiamo poi induciamo al peccato. Come se gli uomini fossero dei mostri incapaci di controllare i loro impulsi sessuali.
Stiamo parlando dello stesso genio che poco tempo fa ha difeso Berlusconi nello scontro con Vendola.
Cito letteralmente:

Vendola chiede a Berlusconi di cambiare stile di vita, ma lui si é guardato? Almeno Berlusconi nel peccato, non offende la regola naturale, segue la natura.Vendola offende sia il peccato che la natura e dunque sta messo molto, ma molto peggio e taccia.
Persone come questa rappresentano la comunità cattolica. Io mi vergognerei se fossi cattolica. Come mi vergogno di essere italiana perché mio malgrado sono rappresentata nel mondo dal nostro capo del governo. Ma questo è un altro discorso.
Questo post probabilmente non risulterà equilibrato, e forse non sarà neanche tanto chiaro... Magari vi starete chiedendo dove voglio arrivare...
La verità è che non lo so neanche io, so solo che in me è forte la voglia di dire basta.
Basta con questo maschilismo, basta con l'ipocrisia dilagante, basta con queste dichiarazioni che offendono la vera essenza di ogni essere umano, che riducono le donne a oggetti e gli uomini ad animali vittime dei propri impulsi. Basta...
E' uno sfogo, sono parole di una persona che si indigna al solo pensiero che qualcuno esprima questi pensieri gretti e vergognosi e soprattutto che quel qualcuno venga ascoltato e magari si conquisti anche il plauso di una folla addormentata che ha smesso di pensare con la propria testa da chissà quanto tempo.
Basta. Svegliamoci e rendiamoci conto di che gente stiamo parlando. La stessa gente che violenta i bambini e poi magari dice che erano provocanti... Basta.