26 febbraio 2011

Allattamento naturale: suggerimento n°7

Allatto mio figlio da undici mesi e, lo ripeto spesso, è stata ed è tuttora un'esperienza meravigliosa.
Detto ciò voglio essere sincera con voi... Allattare non è una passeggiata e spesso si attraversano momenti davvero impegnativi.
Allattare significa crescere insieme al proprio bebè, diventare una mamma sempre più consapevole, donarsi completamente, intraprendere un percorso tanto gratificante quanto complesso e intenso.
In questi mesi ho incontrato tante difficoltà, ho attraversato momenti di stanchezza fisica e mentale, mi sono sentita almeno una volta: incapace, frustrata, prosciugata, giù di morale, disperata perché non sapevo che cosa fare, con tanta voglia di evadere... A volte i bimbi piangono senza fermarsi per notti intere, a volte non mangiano, a volte non vogliono attaccarsi, può capitare che rifiutino il seno, altre volte non fanno altro che chiederlo, succhiano per ore ininterrottamente... Ci sono giorni in cui ci sembra di non capire il nostro bambino che cosa vuole, giorni in cui ci sembra d'impazzire...
Ho imparato in questi mesi ad accettare la responsabilità di nutrire mio figlio, con tutte le conseguenze che questo comporta, nel bene e nel male. Ho imparato a lasciar andare lo stress, ho consapevolizzato che nessuno è perfetto e che ogni mamma può commettere degli errori e che mettercela tutta per dare il meglio al proprio bambino è senz'altro il giusto punto di partenza.
Ho capito che nessuna mamma può avere tutto sotto controllo, che bisogna vivere giorno dopo giorno il miracolo di un esserino che cresce, si dona alla vita, impara a capire i suoi bisogni e cerca di comunicarli alla sua mamma, il suo punto di riferimento in questa sua nuova avventura!
Ed eccomi dunque giunta al suggerimento di questo post: alle prime difficoltà non mollate... Molte donne piuttosto che parlarne con qualcuno si convincono di non essere capaci di nutrire il proprio bambino, si sentono sole, non hanno il giusto supporto dalle persone che le circondano e così decidono di smettere, imputando all'allattamento l'origine di quel profondo malessere.
Invece non bisogna chiudersi in se stesse, bisogna parlare, parlare e ancora parlare. Immediatamente si scopre di non essere sole ma di essere in compagnia praticamente di tutte le neo mamme al mondo, che, in modi diversi, stanno vivendo le stesse difficoltà.
Chiedete aiuto e assistenza a chi può offrirvela. Un'amica che ha allattato, il papà che non aspetta altro che rendersi utile, le ostetriche dell'ospedale dove avete partorito, il personale del consultorio dove pesate il vostro bimbo. Cercate un mentore, una persona capace di tranquillizzarvi, qualcuno di cui vi fidate, qualunque esso sia. Anche me se vi va!
L'importante è non sentirsi stupide, non pensare che le proprie sensazioni siano il delirio di una persona debole e stanca; mai sminuirsi, accettare piuttosto le difficoltà e andare avanti, magari ridendoci su grazie alle parole di qualcuno che ci è già passato!!

24 febbraio 2011

Tutta colpa degli architetti

Continua la mia collaborazione con la blog-zine Camminando Scalzi.
Il mio nuovo articolo parla delle difficoltà incontrate da noi poveri architetti nel complicato, e spesso sconosciuto, processo che è la progettazione edilizia... Strapazzati tra committenza, normative, tempistiche impossibili da rispettare, imprese e imprevisti di cantiere, spesso gli architetti sono costretti, loro malgrado, ad accettare compromessi, a rinunciare alle loro idee, a modificare mille volte il proprio progetto. Tutto questo a scapito della qualità progettuale che, in Italia, è quasi un'utopia.
Architettura sostenibile, città a misura d'uomo, risparmio energetico, tutti concetti che non trovano applicazione nel complicato mondo dell'edilizia italiana, sottomessa, il più delle volte, alla triste legge della speculazione che ha come primo obiettivo arricchire gli imprenditori di turno...
Certo, non tutti gli architetti sono esenti ma colpe, ma, credetemi, molti di noi vorrebbero poter produrre opere di qualità migliore, se non altro per la passione e l'amore che abbiamo per l'architettura e, perché no, per ottenere riconoscimenti e pubblicazioni. Ma per lavorare bisogna tristemente piegarsi alla legge del soldo e al magna magna generale e dilagante nel mondo dell'edilizia.

14 febbraio 2011

Sbattezzarsi per dire basta

Rimango sempre stupita quando leggo e ascolto notizie relative a tutte le assurdità che il signor Ratzinger continua a dire durante i suoi discorsi domenicali.
Insomma amore cristiano, apertura verso il prossimo, accoglienza di popolazioni ed etnie straniere... 
Cito le sue parole:
"Davanti a questa esigenza, ad esempio, il pietoso caso dei quattro bambini Rom, morti la scorsa settimana alla periferia di questa città, nella loro baracca bruciata, impone di domandarci se una società più solidale e fraterna, più coerente nell'amore, cioè più cristiana, non avrebbe potuto evitare tale tragico fatto. E questa domanda vale per tanti altri avvenimenti dolorosi, piu' o meno noti, che avvengono quotidianamente nelle nostre citta' e nei nostri paesi"
Se queste stesse parole fossero state pronunciate da qualcun altro le avrei senz'altro accettate come un inno all'amore e alla fratellanza e avrei considerato quella persona un uomo quantomeno proteso verso una società migliore. Ma le ha pronunciate chi, con la stessa apparente pietà, ha perdonato i numerosi preti pedofili, ha condannato alle malattie più gravi intere popolazioni col divieto di usare i condoms, si è opposto all'introduzione dell'ora di educazione sessuale nelle scuole italiane, preferendo l'ignoranza facile da manipolare alla conoscenza che potrebbe aiutare a vincere tanti pregiudizi e tante perversioni. Quell'uomo dedica interi sermoni a far finta di dar voce alle popolazioni vinte dalla fame e dalla povertà, incitando alla generosità e all'aiuto materiale, quando riuscirebbe a sfamare l'intera Africa semplicemente vendendo i suoi gioielli e rinunciando a tutti i privilegi che ottiene un uomo diventando capo della chiesa.
Insomma ai miei occhi (e spero non solo ai miei...) l'ipocrisia regna sovrana. Siamo difronte a qualcuno che non ha niente di neppur lontanamente simile alla spiritualità e all'amore cristiano (in nome del quale opera tutte le sue bassezze).
Gesù, a prescindere dalle strumentalizzazioni cattoliche, è un esempio documentato, di un uomo che ha davvero dedicato la sua vita alla diffusione del suo messaggio di amore.
Gesù non ha niente a che vedere con chi, mascherandosi da falsa guida spirituale, non fa altro che accumulare proseliti in nome dei quali può liberamente operare le sue malvagità e i suoi giochi di potere.


Non sono cattolica e non cerco certo di nasconderlo come avrete notato. 
Anzi sono orgogliosa di non far più parte dell'esercito di quelle persone, in nome delle quali, continuano ad essere operate le cose più terribili. Ho scelto lo sbattezzo, pratica che volutamente viene tenuta nascosta, e di cui nessuno conosce l'esistenza, anche chi non si riconosce più in una chiesa che vive delle stesse dinamiche di uno stato affamato di potere e di ricchezza e che nasconde per interessi propri i più terribili e i più vergognosi crimini, come la pedofilia, dilagante in un mondo che dovrebbe accogliere invece di violentare gli esseri più indifesi che esistano, i nostri bambini.

Sbattezzarsi è un atto consapevole che serve a dire basta. Sono una donna libera da condizionamenti imposti da millenni, libera di pensare con la mia testa, libera di donare amore e aiuto in modo consapevole, perché per essere amorevoli, per prestare servizio disinteressato a chi ne ha davvero bisogno, per donare, come si dona senza voler niente in cambio, vi assicuro che non si deve essere cattolici. E' una cosa che viene dal cuore e non c'è bisogno di nessuno che si arroghi il diritto, e paradossalmente anche il dovere, di dirci come si fa. Ognuno di noi conosce l'amore perché lo ha dentro di sé, nella propria parte più intima e profonda. Bisognerebbe solo imparare ad ascoltare se stessi invece di nascondersi dietro le parole di qualcun altro, soprattutto se quel qualcuno dice di possedere la Verità Assoluta.

Allattamento naturale: suggerimento n°6

Ricordatevi che i bambini non crescono perché mangiano, ma mangiano perché crescono...
Quindi non spaventatevi se non sono costanti nell'alimentarsi, loro sanno autoregolarsi. In certi momenti mangiano poco, in altri non fanno altro che succhiare! E' del tutto normale, fa parte del loro processo di crescita.
Ci sono poi dei periodi che durano da qualche giorno ad una settimana in cui sono affamatissimi e voraci e vi chiedono in continuazione di attaccarsi al seno sia di giorno che di notte. Si tratta dei cosiddetti scatti di crescita, momenti in cui i bimbi danno il segnale all'organismo della mamma che stanno crescendo e hanno bisogno che il latte materno si modifichi sia nella composizione sia nella quantità prodotta... Assecondateli nelle loro richieste ed in pochi giorni tutto ritornerà alla normalità, il latte della mamma sarà pronto per le nuove esigenze dei piccoli! In genere questi periodi si verificano intorno alle 2-3 settimane di vita, intorno alle 6 settimane ed intorno ai 3 mesi. Ce ne sono poi altri al sesto mese e all'ottavo, ma spesso si notano meno.
Essere a conoscenza della loro esistenza vi aiuterà senza dubbio ad affrontare lo stress e la stanchezza tipici di quei giorni, evitando il panico e la preoccupazione di chi all'improvviso crede di non aver più latte o di non essere in grado di saziare il proprio bebè. Ripetetevi che va tutto bene e che presto il vostro bambino ritornerà quello di una volta!


13 febbraio 2011

Nuova collaborazione con Camminandoscalzi.it

Da oggi è iniziata la mia collaborazione con la blog-zine Camminando Scalzi.
Una rivista on-line nata con l'intento, finora pienamente rispettato, di dar voce libera e indipendente a chiunque volesse dire la sua.
Il mio primo articolo ha aperto la rubrica (Pre)cari amici, uno sguardo sulla triste situazione del lavoro precario nel nostro Paese, per dare la possibilità a tutti, giovani e meno giovani, di denunciare ogni forma di precariato e di disagio professionale che si subisce, spesso inascoltati, in Italia.
Mancanza di certezze, nessuna assistenza, sfruttamento selvaggio e tutto ciò che spesso rende difficoltosa la costruzione del proprio futuro e, molte volte, uccide i sogni e le ambizioni di una generazione che ha imparato a vivere alla giornata... Con tutte le conseguenze che ne derivano.
Allora che dire... Buona lettura!

5 febbraio 2011

Allattamento naturale: suggerimento n°5

Molto spesso viene consigliato alle giovani mamme che allattano di gestire e alternare i seni ad ogni poppata per svuotarli entrambi ed evitare ingorghi mammari e problemi di vario genere.
In realtà questa pratica non è la soluzione ottimale, anzi ha una serie di controindicazioni più o meno gravi, che sarebbe meglio evitare.
Innanzitutto il latte prodotto dai seni non è uguale durante tutta la poppata ma diventa man mano più denso e nutriente: deve essere il neonato a decidere quanta fame ha e quanto latte vuole. Se avrà solo sete succhierà per pochi minuti prendendosi il latte più fresco e leggero, se  affamato arriverà fino all'ultimo latte, svuotando completamente il seno. Alternare volutamente questo meccanismo può creare problemi di crescita nei piccoli bebè che, a metà poppata, si trovano di nuovo a ricominciare d capo dal primo latte, perdendosi la fine del seno precedente, il latte più grasso e nutriente.
Dunque non cambiate seno durante una poppata, lasciate che il vostro bimbo ne svuoti completamente uno e, solo in questo caso, se dovesse staccarsi e piangere perché ha ancora fame, offritegli l'altro seno.
Alternate invece i seni ad ogni poppata successiva, e se nella poppata precedente il bimbo ha succhiato da tutte i due seni per una fame insaziabile, ricordatevi di cominciare dall'ultimo che gli è stato offerto.
Se nei primi mesi di vita dei vostri cuccioli, quando le poppate sono molto frequenti, avete qualche problema a ricordarvi quale seno offrire alla loro richiesta successiva, potete usare un anello o una spilla che vi servirà a "segnare" il lato di turno.

3 febbraio 2011

Evviva gli sposi: l'epilogo...

Per chiudere definitivamente questa avventura, voglio condividere con voi alcune considerazioni maturate in quei momenti così intensi di preparazione al grande giorno. Organizzare un matrimonio è di per sé impegnativo, farlo in un mese lo è ancor di più, soprattutto quando lo si fa in prima persona cercando di occuparsi della maggior parte delle cose e di assicurarsi che tutto vada per il meglio, secondo le proprie idee...
Chi lavora nel mio campo di certo capirà quando dico che organizzare una festa è un po' come seguire un cantiere... Bisogna star dietro a tutto e a tutti, altrimenti la situazione può sfuggire di mano e ci si ritrova in una festa che non è quella che si era sognata!
Più passavano i giorni e più mi rendevo conto che lavorare ad un evento, di qualunque tipo si tratti, studiarne i dettagli, curarne la grafica, scegliere un logo, personalizzare inviti, locandine e quant'altro, era un'attività che mi piaceva e che, per certi versi, ben si sposava con le mie competenze se non di architetto, almeno di grafico e persona abituata a curare i dettagli e a realizzare ciò che si ha nella propria testa in modo facile ed economico.
Per chi non lo sapesse gli architetti sono capaci di fare molte cose oltre alla solita piantina di un appartamento, e sono predisposti per forma mentis a curare la resa artistica di ogni cosa, dalla più banale alla più complessa. 
Fatte queste premesse utilizzo il mio blog per farmi un po' di pubblicità... Se qualcuno tra di voi o i vostri amici o gli amici degli amici, avesse voglia di organizzare un bell'evento e avesse bisogno di idee originali e di qualcuno che potesse realizzarle, eccomi.... Io ci sono!
Soprattutto per quanto riguarda la parte grafica, la creazione e la stampa di locandine, inviti, gadget. Di certo non costo come le società del settore e il risultato sarà più semplice e personale!

Per approfondimenti consulta Il blog dei matrimoni alternativi.

2 febbraio 2011

Evviva gli sposi: e vissero tutti felici e contenti...

Con mio grande rammarico giungo all'ultimo post relativo al mio matrimonio... Doveva pur accadere prima o poi, anche se si tratta di un matrimonio alternativo!
Voglio dedicare queste ultime parole a qualche riflessione del dopo-matrimonio.
Pare che tutti gli invitati siano stati contenti della giornata trascorsa insieme a noi; anche quelli più tradizionali, abituati ai soliti interminabili ricevimenti nei ristoranti, si sono a sorpresa divertiti, apprezzando soprattutto la possibilità di muoversi e passare del tempo con tutti gli altri invitati, non essendo vincolati a stare seduti ad un tavolo.
Gli assaggi preparati dal nostro chef, che avevano come tema la tradizione culinaria campana, non solo sono piaciuti, ma hanno accontentato anche i palati più esigenti e le pance più capienti!
Il vino è volato via a fiumi ed anche lo spumante finale... L'insolita scelta del babà come dolce nuziale è stata la degna chiusura di un buffet molto gradito perché originale pur rimanendo semplice e casareccio!
Il libretto, o manuale di sopravvivenza, come lo abbiamo ironicamente intitolato, è stato un successo, ha fatto sorridere tutti facendo trascorrere qualche momento divertente.
Gli scatolini dei confetti sono stati accolti come una vera e propria bomboniera, per la presentazione curata e personalizzata...
I genitori degli sposi, che io simpaticamente chiamo i finanziatori, sono stati felici del fatto che tutti i loro parenti hanno trascorso una piacevole giornata, e si sono finalmente lasciati alle spalle la paura di fare una figuraccia, non trattandosi di un matrimonio tradizionale e, considerando l'irrisoria spesa affrontata...
E gli sposi sono assolutamente soddisfatti di aver organizzato un evento secondo i propri gusti, le proprie idee, i propri principi etici e morali. Sono soddisfatti di aver rispettato il budget previsto (che non vi rivelerò neanche sotto tortura...), di aver lasciato lavorare dei giovani volenterosi e pieni di risorse, di non aver alimentato l'affare matrimoni in nessun modo e di aver dimostrato che è possibile organizzare qualcosa di diverso che risulti ugualmente bello e piacevole, forse anche meglio riuscito di tanti matrimoni tradizionali.
Gli sposi sono soprattutto felici di aver fatto passare il messaggio (sperando di esserci almeno minimamente riusciti..) che non c'è bisogno di spendere tanti soldi per ricordare un giorno importante della propria vita... Che basta pensare con la propria testa e impegnarsi in prima persona perché un evento diventi un'opportunità per esprimersi, ognuno a modo proprio e con le proprie idee, lasciando da parte standard imposti e scelte fatte perché si dovevano fare...
Insomma... E vissero tutti felici e contenti...

1 febbraio 2011

Evviva gli sposi: nessuna festa è perfetta...

Mi sembra doveroso, per darvi un quadro completo della giornata delle nostre nozze, raccontarvi per onestà anche che cosa poteva andare meglio!
Come tutte le feste, anche la nostra ha presentato qualche inconveniente, più o meno prevedibile, che avremmo voluto con piacere evitare, ma che, per fortuna non ha pregiudicato la riuscita della giornata nel suo insieme.
Primo neo la famosa navetta che ha trasportato gli invitati dal parcheggio alla location, per un tragitto di soli 5 minuti, 10 totali tra carico e scarico passeggeri. Sulla carta niente di complicato ma...
Ma purtroppo diluviava e avevamo dimenticato di trovarci a Napoli all'ora di punta. La strada che conduceva alla villa era un doppio senso tutto curve e tornanti in salita con auto parcheggiate in modo improbabile un po' ovunque. Nonostante l'impegno e il self control dell'autista della navetta, non gli è stato possibile rispettare i tempi previsti, a causa di numerose manovre impreviste che ha dovuto svolgere quasi ad ogni viaggio. Morale della favola, i poveri invitati che hanno preso l'ultima navetta, un po' per galanteria un po' per rispettare l'ordine di arrivo al parcheggio, si sono ritrovati in sala praticamente a festa semi iniziata. Il nostro chef, infatti, si è trovato obbligato a dare il via alle danze quando qualcuno ancora mancava all'appello. Sia per intrattenere chi era già arrivato da quasi un'ora, sia per non accumulare troppo ritardo sulla tabella di marcia che prevedeva il taglio della torta intorno alle 16:30!
Altro momento di caos generale è stata la parte finale del ricevimento, dai dolci ai confetti, passando per il taglio della torta. Arrivati un po' in ritardo all'epilogo della festa, non appena sono stati serviti i vassoi con la pasticceria mignon, è iniziata una vera e propria corsa contro il tempo che ha visto in rapida sequenza: dolci, torta nuziale, taglio della torta e qualche foto, brindisi e spumante, confettata finale con distribuzione scatolini (tavolo allestito infelicemente accanto al guardaroba con l'immaginabile delirio che si è generato...), saluti, baci, ringraziamenti, attesa navetta, partenza... Nella baraonda appena descritta ci siamo completamente dimenticati di offrire ai nostri poveri invitati un caffè e un ammazza caffè...
E come ciliegina sulla torta, il nostro piccolo ometto da metà ricevimento in poi, è stato colto da mammite acuta e ha praticamente preteso di stare costantemente in braccio a me piangendo ininterrottamente per quasi due ore. Quindi ultima nota negativa (soprattutto per me) della giornata, è stata il fatto che la sposa si è dedicata poco ai suoi invitati e al buon cibo, completamente assorbita da un bimbo di 10 mesi stravolto e stanco, che di dormire non aveva proprio nessuna voglia! E' vero che i festeggiati non riescono mai a godersi fino in fondo la propria festa, ma quando di mezzo c'è un figlio piccolo la situazione peggiora drasticamente...